(Reuters Health) – Londra è stata votata come la metropoli più amica delle donne. Nel sondaggio condotto dalla Fondazione Thomson Reuters, basato sui rischi di violenza sessuale, pratiche culturali sessiste e sull’accesso ai servizio sanitari, la capitale inglese ha superato Tokyo e Parigi. Una notizia che fa felice il sindaco della capitale britannica, Sadiq Khan, che è entrato in carica nel maggio del 2016 .“Non c’è altra città al mondo dove vorrei crescere le mie figlie”, ha dichiarato il primo cittadino. Khan è il primo politico di religione islamica a guidare una capitale occidentale. A Londra due donne sono al vertice rispettivamente dei Vigili del Fuoco e della Polizia.Tuttavia, ci sono ancora differenze tra uomini e donne nella retribuzione e, complessivamente, ancora pochi ruoli chiave a Londra sono occupati dalle donne. Così Khan ha dichiarato che si impegnerà a “rimuovere queste barriere”.
C’è chi dice no
Ma c’è anche chi è stupito di questo risultato. Come Sophie Walker, capo del Britain’s Women’s Equality Party, secondo la quale, con 60mila casi di violenza domestica segnalati alla polizia lo scorso anno, la capitale inglese sarebbe ancora pericolosa. E Sam Smethers, responsabile della Fawcett Society, la principale organizzazione britannica per i diritti delle donne, ha dichiarato che la Brexit potrebbe ridurre ciò che le donne hanno conquistato finora. Londra si è classificata però al quinto posto per quel che riguarda il rischio di violenza sessuale e molestie. La metropoli più sicura sotto questo aspetto sarebbe Tokyo. Il governatore della capitale giapponese, Yuriko Koike, ha dichiarato di essere orgogliosa del risultato e che si concentrerà verso un ulteriore miglioramento della sicurezza in vista dei Giochi Olimpici e Paralimpici del 2020. Tuttavia, gruppi femministi denunciano che in realtà le violenze sono nascoste, tanto che Tokyo è stata una delle prime città a introdurre vagoni solo per donne proprio a causa delle molestie subite. Il numero di metropoli che ospitano più di 10 milioni di persone si è triplicato dal 1990 arrivando a 31, incluse sei in Cina e cinque in India, con le Nazioni Unite che stimano che il numero continuerà ad aumentare fino a 41 entro il 2030.
Fonte: Thomson Reuters Foundation
Emma Batha
(Versione italiana Quotidiano Sanità/ Nutri e Previeni)